eeeeeeehhhhhhhhh...lo dico sempre anche io !! ahahaha devo solo convincere mio marito ad aprire una piadineria alle hawaii ed il gioco è fatto !!! insomma...quasi...vabbè ! sognare non costa nientre no?!! ihihihih
AUGURI ANKE SE IN RITARDO!! NN C'ENTRA NULLA MA POSTO COMUNQUE..
Parlano Giorgio Glaviano e Carlo Dellonte, autori di "Lost e i suoi segreti".
Capisco chi si è sentito deluso, ma a noi il finale è piaciuto moltissimo. Proprio perché non è un finale. Ma piuttosto un inizio”: la prima domanda che abbiamo rivolto a Giorgio Glaviano* e Carlo Dellonte* (ndr: attenzione, l'intervista contiene spoiler), sceneggiatori e autori del libro Lost e i suoi segreti (Dino Audino editore) non poteva che essere se avessero apprezzato o meno l’attesissimo finale della serie. E i due esperti non hanno dubbi: “Splendido - rispondono all'unisono - l’ultimo episodio è un vero e proprio ‘the beginning’. Forse il titolo doveva essere questo, piuttosto che ‘The end’”.
Perché un inizio? Perché tutto ci riporta alla puntata iniziale della prima serie. La scena finale, l’occhio di Jack che si chiude, è come la primissima immagine: i suoi occhi che si aprono. È un inizio perché ci riconduce dove tutto è cominciato, mostrandoci un aereo che può essere il volo Oceanic 815. Ed è un inizio soprattutto perché non è un “finale” nel senso a cui ci si siamo abituati: non ci dà risposte, quanto nuove domande. Ci “apre” semplicemente le porte a una serie di finali possibili.
Quali?
Prendiamo l’aereo che vede Jack alla fine, nel canneto: è il volo Oceanic? O piuttosto l’aereo dell’Ajira, quello in cui alla fine si sono imbarcati Kate, Sawyer e Claire?
È proprio questo il punto che lascia molti fan delusi. Vada per il finale aperto, probabilmente inevitabile. Ma qualche risposta, dopo 6 anni e 114 episodi, forse era il caso di darle. E invece - correggetemi se sbaglio - il progetto Dharma rimane un mistero, così come il ruolo dei due bambini “speciali” Walt e Aaron. E la serie di numeri? La fonte dell’isola dove Jack alla fine si sacrifica per salvare tutti?
Non ci sono dubbi. I fan più “razionali”, quelli che volevano risposte precise, è comprensibile non siano rimasti soddisfatti. È vero che il ruolo di Walt e Aaron viene lasciato avvolto nel mistero, così come è poco chiaro cosa sia esattamente il progetto Dharma, e la fonte dell’isola dell’ultimo episodio. Passando ai numeri, invece, la risposta è stata data alla fine della seconda stagione. Anche se solo negli Stati Uniti e al di fuori della serie televisiva. Gli autori si sono inventati un “gioco” tra internet e realtà dove venivano dati una serie di indizi per scoprire cosa significassero. Alla fine si è svelato che si trattava di un’equazione matematica, la formula di Valenzetti - il nome è di un fisico sardo - che preconizzava la fine del mondo. Smettendo di inserire la serie di numeri sull’isola, i sopravvissuti dovevano trovare un altro codice, un’altra formula, per salvare il mondo.
Le altre domande restano comunque senza risposta...
Sì, ma in Lost non conta questo. Non è domanda-risposta. È una serie rivoluzionaria per i temi che propone, per le idee che riesce a portare avanti. In Lost c’è il senso della comunità, del destino e della speranza. Prendiamo il primo concetto. È tutto racchiuso in una delle frasi-chiave che dice Jack: “Vivere insieme per non morire soli". E ancora il padre nell’ultimo episodio: “Queste sono le persone più importanti per te”. Lost è sincretismo culturale: una serie dove convivono personaggi di etnie diverse, dove si parla perfino in coreano.
È rivoluzionaria perché è una delle prime serie americane non ambientate negli Stati Uniti, ma in un’isola che in fondo è un non-luogo. Non va dimenticato che gli autori sono davvero ossessionati dalla “community”: si inserivano nei forum con degli pseudonimi per dialogare con i fan. E anche questo è importante. Negli anni gli spettatori di Lost si sono fatti domande e si sono confrontati per risolvere i misteri, capire i retroscena. Hanno formato una vera e propria comunità. E’ un concetto che è “esondato” fuori dalla serie.
Nelle scena finale sono senz’altro suggestive le immagini in cui "la comunità" si ritrova, in cui rivediamo i vecchi personaggi. Ma non trovate un po’ “smielato” l’happy end in una sorta di chiesa, avvolti in quell’atmosfera mistica e sognante?
No. È quello il senso: la comunità. Come in Star Trek lo è la squadra. È forse più comprensibile se pensiamo che gli autori della serie, Abrams e Lindelof, sono ebrei. Mentre il terzo, Carlton Cuse, cristiano. Non stupisce allora che la “fine” abbia luogo in una sorta di chiesa che non è una chiesa. Ma un luogo spirituale dove la comunità - di nuovo il tema centrale - si riunisce. “Chiesa” in greco significa proprio questo, comunità.
La religione nel suo “significato” migliore: una spiritualità che unisce e non divide.
Esattamente.
Tornando al “senso” del finale, una delle interpretazioni che va per la maggiore è la teoria dell’isola-purgatorio: dove i personaggi seguono un percorso di “purificazione” per poi ritrovarsi insieme e migliori. Una teoria che vede tutti i personaggi morti nel volo dell’Oceanic, e che spiega perché sull’isola i bambini non nascono: semplicemente, perché i morti non possono avere figli.
Sì, ma allora il bambino di Claire? È una teoria condivisibile. Ma Lost non è così semplice. Si presta a diversi livelli di lettura. La teoria del purgatorio, poi, era stata prontamente smentita dagli autori.
Qual è allora la "vostra" teoria?
La risposta ce l’hanno data Abrams e Lindelof (ndr: nel libro scritto da Giorgio Glaviano e Carlo Dellonte ci sono interviste agli autori della serie): Character, character, e ancora character. Per dirlo in italiano: i personaggi. Lost è questo: l’evoluzione dei personaggi su cui, in fondo, ruotano tutta una serie di elementi marginali. Chiamiamola pure "Purgatorio", se vogliamo. Ma la certezza è che l’isola li trasforma tutti: prima sono “Lost”, persi. In senso fisico, certo. Ma soprattutto spirituale. C’è Kate che ha ucciso un uomo, Jack che ha denunciato il padre e deve ritrovare sé stesso, Charlie che si droga, Sayid che tortura i prigionieri di guerra. Dopo l’esperienza sull’isola sono tutti personaggi “cresciuti”, diversi. Non sono più “lost”. Sayid capisce che quello che conta davvero è l’amore di Shannon, Jack ritrova alla fine il padre…
Lost come viaggio interiore. Ma - scusa se insisto - in cui si “perdono” e restano “lost” anche molti misteri.
Sì, ma quello che conta è il viaggio. Non la meta. Faccio una paragone sicuramente “eccessivo”. Ma è un po’ come nella Divina Commedia. In cui Dante - come Jack - inizia il suo percorso in una selva oscura. E in cui il padre è un po’ come Virgilio, una guida.
Il problema è che Lost non era (almeno fino al finale) la Divina Commedia di Jack, ma una storia di persone, che hanno deciso di accantonare per far risplendere un personaggio che aveva perso colpi. Shannon anima gemella di Sayid? Non ci credo nemmeno se me lo viene a dire lui in persona. Questi personaggi hanno subito una evoluzione solamente per le prime quattro stagioni, poi li hanno a uno ad uno distrutti, tranne Jack e Hurley.
non sono d'accordo su niente di niente di qaunto dicono sti due.. mo neanche mi va di spiegare perche e per come talmente mi sono stufata, ma si contraddicono pure.. buah!!
se mai troverò un articolo che rispecchia le mie conclusioni lo pubblico che faccio prima, perchè se mi metto a scirveretutto faccio davvero notte!
Sawyer sono stra-daccordo con te!Sayd ritova Shannon, nn perchè capisce che è l'amore della sua vita, ma perchè molto banalmente Shannon è morta sull'isola e in quella chiesa faceva piu bella figura lei piuttosto che una Nadia liquidata con la scusa del "nn sono alla tua altezza, nn ti merito quindi mi rifaccio con la mia seconda scelta." -Nn conta la meta, ma il viaggio: appunto! Sayd l'abbiamo conosciuto con una foto di Nadia in mano, anima gemella amata, perduta, cercata, ritrovata e poi di nuovo perduta. Lei lo conosceva come torturatore elei lo ha amato comunque e incodizionatamente.C'era lei ad aspettarlo appena ritornato dall'isola ed è lei la donna ke ha sposato. E nel momento in cui la perduta di nuovo, lui si è "perso" di nuovo. Nn è con Shannon ke si è redento, come Kate nn si è redenta con Jack, o Sawyer con Juliet. Il viaggio di redenzione di questi personaggi è iniziato con tutt'altre persone, ke poi si sia concluso con altre...boh, mistero e tristezza in eterno, dico io! -Jack ke si sacrifica x gli altri: il ruolo dell'eroe scontato fin dall'inizio, il brutto è ke con quel sacrificio Jack nn salva proprio nessuno: salva se stesso e l'isola, solo a questo riesce a rimediare, ed in fondo è il motivo x cui è tornato: nn è tornato x niente e x nessuno, solo x sè stesso: buon x lui! -"Queste sono le persone con cui hai condiviso i momenti più importanti della tua vita, su quell'isola",dice Shepard padre al figlio ottuso: parole sante! Niente di più vero...peccato ke ho voluto far scoppiare una bomba proprio x voler cancellare questo mio pezzo di vita,perchè era tutto da buttar via...
23 commenti:
inutile ...questo più passa il tempo più diventa gnocco !!!
in po' come me insomma...;P
Rinnovo i miei auguri per il grande Josh!!
Ahahaha che grande Kay!!!
BELLO DE CASA!!!
Tanti tanti tanti auguri Jooooosh!!!
ahahah grande ziaaa
zia lo dico sempre che sareste na coppia perfette!!
e poi con quelle fossette tutti e due!!!
Auguri Josh!
eeeeeeehhhhhhhhh...lo dico sempre anche io !! ahahaha
devo solo convincere mio marito ad aprire una piadineria alle hawaii ed il gioco è fatto !!!
insomma...quasi...vabbè ! sognare non costa nientre no?!! ihihihih
quest'uomo è proprio come il buon vino... migliora invecchiando!! tanti auguri josh e .... passa quando vuoi!!!
ciao a tutti è un bel po' che nn scrivo ma è un periodaccio, cmq vi leggo sempre
kate ford molto bella la tu ff: l'ho divorata
ora sto leggendo on the road ... fantastico qualcuno so che l'ha letta ... avete voglia di commentarla?
salutoni colleghe fan sfegatate del ns bel josh
parliamone parliamone!! commentiamo quando e quanto vuoi!!
è troppo bella!!
Effettivamente On the Road è molto bella. Anche se forse la prima parte In Hiding aveva quel pizzico in più che non saprei come spiegare.
AUGURI ANKE SE IN RITARDO!!
NN C'ENTRA NULLA MA POSTO COMUNQUE..
Parlano Giorgio Glaviano e Carlo Dellonte, autori di "Lost e i suoi segreti".
Capisco chi si è sentito deluso, ma a noi il finale è piaciuto moltissimo. Proprio perché non è un finale. Ma piuttosto un inizio”: la prima domanda che abbiamo rivolto a Giorgio Glaviano* e Carlo Dellonte* (ndr: attenzione, l'intervista contiene spoiler), sceneggiatori e autori del libro Lost e i suoi segreti (Dino Audino editore) non poteva che essere se avessero apprezzato o meno l’attesissimo finale della serie.
E i due esperti non hanno dubbi: “Splendido - rispondono all'unisono - l’ultimo episodio è un vero e proprio ‘the beginning’. Forse il titolo doveva essere questo, piuttosto che ‘The end’”.
Perché un inizio?
Perché tutto ci riporta alla puntata iniziale della prima serie. La scena finale, l’occhio di Jack che si chiude, è come la primissima immagine: i suoi occhi che si aprono.
È un inizio perché ci riconduce dove tutto è cominciato, mostrandoci un aereo che può essere il volo Oceanic 815.
Ed è un inizio soprattutto perché non è un “finale” nel senso a cui ci si siamo abituati: non ci dà risposte, quanto nuove domande. Ci “apre” semplicemente le porte a una serie di finali possibili.
Quali?
Prendiamo l’aereo che vede Jack alla fine, nel canneto: è il volo Oceanic? O piuttosto l’aereo dell’Ajira, quello in cui alla fine si sono imbarcati Kate, Sawyer e Claire?
È proprio questo il punto che lascia molti fan delusi. Vada per il finale aperto, probabilmente inevitabile. Ma qualche risposta, dopo 6 anni e 114 episodi, forse era il caso di darle.
E invece - correggetemi se sbaglio - il progetto Dharma rimane un mistero, così come il ruolo dei due bambini “speciali” Walt e Aaron. E la serie di numeri? La fonte dell’isola dove Jack alla fine si sacrifica per salvare tutti?
Non ci sono dubbi. I fan più “razionali”, quelli che volevano risposte precise, è comprensibile non siano rimasti soddisfatti. È vero che il ruolo di Walt e Aaron viene lasciato avvolto nel mistero, così come è poco chiaro cosa sia esattamente il progetto Dharma, e la fonte dell’isola dell’ultimo episodio. Passando ai numeri, invece, la risposta è stata data alla fine della seconda stagione. Anche se solo negli Stati Uniti e al di fuori della serie televisiva.
Gli autori si sono inventati un “gioco” tra internet e realtà dove venivano dati una serie di indizi per scoprire cosa significassero.
Alla fine si è svelato che si trattava di un’equazione matematica, la formula di Valenzetti - il nome è di un fisico sardo - che preconizzava la fine del mondo.
Smettendo di inserire la serie di numeri sull’isola, i sopravvissuti dovevano trovare un altro codice, un’altra formula, per salvare il mondo.
Le altre domande restano comunque senza risposta...
Sì, ma in Lost non conta questo. Non è domanda-risposta. È una serie rivoluzionaria per i temi che propone, per le idee che riesce a portare avanti. In Lost c’è il senso della comunità, del destino e della speranza. Prendiamo il primo concetto. È tutto racchiuso in una delle frasi-chiave che dice Jack: “Vivere insieme per non morire soli".
E ancora il padre nell’ultimo episodio: “Queste sono le persone più importanti per te”.
Lost è sincretismo culturale: una serie dove convivono personaggi di etnie diverse, dove si parla perfino in coreano.
È rivoluzionaria perché è una delle prime serie americane non ambientate negli Stati Uniti, ma in un’isola che in fondo è un non-luogo.
Non va dimenticato che gli autori sono davvero ossessionati dalla “community”: si inserivano nei forum con degli pseudonimi per dialogare con i fan. E anche questo è importante.
Negli anni gli spettatori di Lost si sono fatti domande e si sono confrontati per risolvere i misteri, capire i retroscena. Hanno formato una vera e propria comunità. E’ un concetto che è “esondato” fuori dalla serie.
Nelle scena finale sono senz’altro suggestive le immagini in cui "la comunità" si ritrova, in cui rivediamo i vecchi personaggi. Ma non trovate un po’ “smielato” l’happy end in una sorta di chiesa, avvolti in quell’atmosfera mistica e sognante?
No. È quello il senso: la comunità. Come in Star Trek lo è la squadra. È forse più comprensibile se pensiamo che gli autori della serie, Abrams e Lindelof, sono ebrei. Mentre il terzo, Carlton Cuse, cristiano. Non stupisce allora che la “fine” abbia luogo in una sorta di chiesa che non è una chiesa. Ma un luogo spirituale dove la comunità - di nuovo il tema centrale - si riunisce.
“Chiesa” in greco significa proprio questo, comunità.
La religione nel suo “significato” migliore: una spiritualità che unisce e non divide.
Esattamente.
Tornando al “senso” del finale, una delle interpretazioni che va per la maggiore è la teoria dell’isola-purgatorio: dove i personaggi seguono un percorso di “purificazione” per poi ritrovarsi insieme e migliori.
Una teoria che vede tutti i personaggi morti nel volo dell’Oceanic, e che spiega perché sull’isola i bambini non nascono: semplicemente, perché i morti non possono avere figli.
Sì, ma allora il bambino di Claire? È una teoria condivisibile.
Ma Lost non è così semplice. Si presta a diversi livelli di lettura. La teoria del purgatorio, poi, era stata prontamente smentita dagli autori.
Qual è allora la "vostra" teoria?
La risposta ce l’hanno data Abrams e Lindelof (ndr: nel libro scritto da Giorgio Glaviano e Carlo Dellonte ci sono interviste agli autori della serie): Character, character, e ancora character. Per dirlo in italiano: i personaggi. Lost è questo: l’evoluzione dei personaggi su cui, in fondo, ruotano tutta una serie di elementi marginali.
Chiamiamola pure "Purgatorio", se vogliamo. Ma la certezza è che l’isola li trasforma tutti: prima sono “Lost”, persi. In senso fisico, certo. Ma soprattutto spirituale.
C’è Kate che ha ucciso un uomo, Jack che ha denunciato il padre e deve ritrovare sé stesso, Charlie che si droga, Sayid che tortura i prigionieri di guerra.
Dopo l’esperienza sull’isola sono tutti personaggi “cresciuti”, diversi. Non sono più “lost”. Sayid capisce che quello che conta davvero è l’amore di Shannon, Jack ritrova alla fine il padre…
Lost come viaggio interiore. Ma - scusa se insisto - in cui si “perdono” e restano “lost” anche molti misteri.
Sì, ma quello che conta è il viaggio. Non la meta.
Faccio una paragone sicuramente “eccessivo”. Ma è un po’ come nella Divina Commedia. In cui Dante - come Jack - inizia il suo percorso in una selva oscura. E in cui il padre è un po’ come Virgilio, una guida.
Il problema è che Lost non era (almeno fino al finale) la Divina Commedia di Jack, ma una storia di persone, che hanno deciso di accantonare per far risplendere un personaggio che aveva perso colpi. Shannon anima gemella di Sayid? Non ci credo nemmeno se me lo viene a dire lui in persona. Questi personaggi hanno subito una evoluzione solamente per le prime quattro stagioni, poi li hanno a uno ad uno distrutti, tranne Jack e Hurley.
non sono d'accordo su niente di niente di qaunto dicono sti due.. mo neanche mi va di spiegare perche e per come talmente mi sono stufata, ma si contraddicono pure.. buah!!
se mai troverò un articolo che rispecchia le mie conclusioni lo pubblico che faccio prima, perchè se mi metto a scirveretutto faccio davvero notte!
Sawyer sono stra-daccordo con te!Sayd ritova Shannon, nn perchè capisce che è l'amore della sua vita, ma perchè molto banalmente Shannon è morta sull'isola e in quella chiesa faceva piu bella figura lei piuttosto che una Nadia liquidata con la scusa del "nn sono alla tua altezza, nn ti merito quindi mi rifaccio con la mia seconda scelta."
-Nn conta la meta, ma il viaggio: appunto! Sayd l'abbiamo conosciuto con una foto di Nadia in mano, anima gemella amata, perduta, cercata, ritrovata e poi di nuovo perduta. Lei lo conosceva come torturatore elei lo ha amato comunque e incodizionatamente.C'era lei ad aspettarlo appena ritornato dall'isola ed è lei la donna ke ha sposato. E nel momento in cui la perduta di nuovo, lui si è "perso" di nuovo.
Nn è con Shannon ke si è redento, come Kate nn si è redenta con Jack, o Sawyer con Juliet. Il viaggio di redenzione di questi personaggi è iniziato con tutt'altre persone, ke poi si sia concluso con altre...boh, mistero e tristezza in eterno, dico io!
-Jack ke si sacrifica x gli altri: il ruolo dell'eroe scontato fin dall'inizio, il brutto è ke con quel sacrificio Jack nn salva proprio nessuno: salva se stesso e l'isola, solo a questo riesce a rimediare, ed in fondo è il motivo x cui è tornato: nn è tornato x niente e x nessuno, solo x sè stesso: buon x lui!
-"Queste sono le persone con cui hai condiviso i momenti più importanti della tua vita, su quell'isola",dice Shepard padre al figlio ottuso: parole sante! Niente di più vero...peccato ke ho voluto far scoppiare una bomba proprio x voler cancellare questo mio pezzo di vita,perchè era tutto da buttar via...
Tantissimi auguri Kay!!
Kay ! ti ho mandato una mail di auguri !!
grazie ragazzi!!!
zia ho visto ora, adesso ti rispondo!!
Tantissimi auguri Kay!!!!
ciao ragazziiii eeee ragazzeeee !!! io me ne vo in ferie ...ci sentiamo a settembre o giù di lì :))
ciaoo zia!!!! divertiti alla grande e buone ferie!!!
pensavo partissi domani, mannaggia, non ho fatto in tempo a scirverti, scusa!!!
oh ma ad agosto sono sola??? ci rimane qualcuno qui??
Dovrei esserci anch'io, Kay. Non sarai sola. XD
bene!! :)
Auguroni di cuore, Evie!!!!
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